Titolo: Lou Von Salomè

Dati sul film: regia di Cordula Kablitz-Post, Germania, Austria, Svizzera, Italia, 2016, 113’

Genere: bioptic, drammatico

 

salomeScriveva Cesare Musatti (1977) nella prefazione all’edizione italiana di Anal und Sexual (1915-1916) di Lou Andreas-Salomé: “Parlare di Lou Salomé mi mette soggezione. Come se dovessi affrontare tutto un mondo di pensiero: la filosofia, la letteratura, la poesia, il teatro, la musica; la psicologia dell’Europa intera a cavallo dei due secoli. Attraverso tutto ciò è passata questa donna straordinaria” (p. VII).Se questo lo diceva Cesare Musatti, immaginate quanto possa io sentirmi intimidito dalla complessità della sua figura! Mi preme innanzitutto sottolineare che questa donna fece scandalo per i suoi comportamenti ritenuti all’epoca trasgressivi e per le sue relazioni amorose con uomini importanti quali Nietzsche, Ree, Rilke e, anche se per breve tempo ,con lo psicoanalista di origine croata Tausk, che morì suicida.I suoi rapporti con l’altro, almeno nella prima parte della sua vita, non riguardavano la persona in quanto tale, ma ciò che l’uomo significava come pensiero, come capacità di penetrare nell’essenza delle cose, come strumento di conoscenza. Quando le relazioni diventavano più intime e stringenti, Lou si ritirava, come se temesse che la fedeltà amorosa potesse rappresentare un attentato alla sua libertà. Solo con gli anni della maturità rinunciò all’assenza del contatto sessuale, ad essere Jungfrau, vergine. Forse fa eccezione Rilke, ma ben presto anche con lui il rapporto si trasformò in una relazione materna e protettiva.Lou divenne psicoanalista e membro della società di Vienna cinquantenne, nel 1922, e praticò la psicoanalisi fino a quando i nazisti, andati al potere in Germania, glielo consentirono, restando fedele, anzi rafforzando la sua adesione alle teorizzazioni di Freud e restando distante dagli scismi di Adler e di Jung.Divenuta analista, Lou Salomé abbandonò completamente la sua attività di scrittrice per dedicarsi alla professione.La sua figura storica è già sufficientemente rappresentata in questo film a lei dedicato, che ha il grande merito di riportare in scena la strenua lotta di una donna “per diventare quello che è”, con un percorso intellettuale che merita di essere valorizzato adeguatamente per i contenuti davvero rivoluzionari.Proverò quindi, visto che il mio mestiere è quello dello psicoanalista, ad evidenziare soltanto alcuni punti, ma che ritengo fondamentali, delle sue riflessioni psicoanalitiche e della loro specificità in quanto attengono al femminile e che sono dei veri e propri tesori nascosti.

“Chi cercasse una formula per la vita di Lou potrebbe trovarla in queste due parole: eros e conoscenza, eros come conoscenza, conoscenza dell’eros” (Montinari, 1983, p. XIII).

Nello scritto “Il tipo femmina” del 1914 affronta i temi riguardanti la sessualità femminile e viene evidenziata la differenza nell’uomo e nella donna tra piacere preliminare e piacere totale, con l’affermazione che nella donna il piacere preliminare contiene già il tutto, in quanto il piacere erotico non si separa dalla tenerezza. Per lei la creatività si esprime nel femminile attraverso la generatività fisiologica, ed è dunque un fatto connaturato al corpo della donna. Mentre nel maschile l’assenza della generatività fisiologica deve dar luogo a una creatività che nell’operare segue un itinerario aggressivo, impossessante, che punta verso l’alto. La felicità non è intesa come un’aspirazione metafisica verso la quale convogliare pulsioni e sentimenti, ma come qualcosa che immediatamente appartiene al femminile e alla sua recettività, alla sua ospitalità. La passività femminile racchiude in sé la capacità di farsi ascolto, di essere ascolto e quindi in tal modo essere capacità di dialogare con l’altro, il diverso, il maschile (Mandalari, 1977). Ne deriva che per Lou Salomé la sublimazione non è una modalità per civilizzare, elevare e convogliare le pulsioni sessuali, come Freud aveva scritto:

“La pulsione sessuale mette enormi quantità di forze disposizione del lavoro di incivilimento, e ciò a causa della sua particolare qualità assai spiccata di poter spostare la prima meta senza nessuna essenziale diminuzione di intensità. Chiamiamo facoltà di sublimazione questa proprietà di scambiare la meta originaria sessuale con un’altra, non più sessuale, ma psichicamente affine alla prima” (Freud, 1908, p. 416).

Lou Salomé, al contrario scrive:

“L’energia necessaria alla sublimazione dipende direttamente dalla profondità con cui essa è piantata nell’humus originario delle nostre pulsioni. Quanto più vigorosa è la predisposizione erotica di una persona, tanto più grandi saranno le sue possibilità di sublimazione” (cit. in Montinari, 1983, p. XIII).Come si può capire queste riflessioni rappresentano ancora oggi una critica all’omologazione diffusa dei comportamenti, imposta da una realtà sociale che non tiene conto delle diverse istanze pulsionali e dalla diversa emozionalità del sentire nel maschile e nella femminile. Concludo con l’elogio funebre che Freud scrisse in occasione della morte di Lou, avvenuta nel 1937, due anni prima della sua: “Il 5 febbraio di quest’anno si è spenta dolcemente, nella sua casetta di Göttingen, la signora Lou Andreas-Salomè all’età di quasi 76 anni. Questa donna eccezionale ha dedicato gli ultimi 25 anni della sua vita alla psicanalisi, a cui ha dato il contributo di pregevoli lavori scientifici e anche di attività pratica, come analista. Non esagero nel riconoscere che tutti noi abbiamo considerato un onore il suo ingresso nelle file dei nostri collaboratori e adepti, e nel contempo una nuova garanzia per la veridicità dei contenuti dottrinali psicanalitici. Di lei si sapeva che era stata legata d’intensa amicizia con Friedrich Nietzsche nella sua prima giovinezza, amicizia basata sulla sua profonda comprensione delle audaci idee del filosofo. Questa relazione fu troncata improvvisamente quando ella rifiutò la proposta di matrimonio fattale dal filosofo. Negli anni successivi si venne a sapere ch’ella è stata, insieme, musa e madre premurosa per il grande poeta Rainer Maria Rilke, così sprovveduto nella vita pratica. Per il resto, la sua personalità resta nell’ombra: ella era di straordinaria modestia e discrezione. Della propria produzione poetica e letteraria, non parlava mai. Sapeva evidentemente dove si trovano i veri valori della vita. Chi la conosceva più da vicino, restava fortemente impressionato dall’autenticità e dall’armonia della sua natura e poteva con sua sorpresa constatare come le fossero estranee o le fosse riuscito superare, nel corso della vita, tutte le debolezze femminili, anzi forse la maggior parte delle debolezze umane. A Vienna, un tempo, si era svolto l’episodio più commovente del suo destino di donna. Nel 1912, ella poi ritornò a Vienna, per farsi avviare allo studio della psicanalisi. Mia figlia, ch’era in confidenza con lei, l’ha udita rimpiangere di non aver conosciuto nella sua giovinezza la psicanalisi. Certo, allora, essa non esisteva ancora” (Freud, 1937, in Salomé, 1958, p. 30).


Bibliografia


Freud, S. (1908). La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno. OSF, vol. 5.

Freud, S. (1937). Elogio funebre di S. Freud per Lou Andreas-Salomé. In Salomé (1958), p. 30, op. cit.

Mandalari, M. T. (1977). La vita e l’opera di Lou Andreas-Salomé. In Salomé (1958), pp. 14-29, op. cit.

Montinari, M. (1983). Introduzione. In Sigmund Freud/Lou Andreas Salomé Eros e conoscenza. Lettere 1912-1936 (1966). A cura di Ernst Pfeiffer. Trad. it. di Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni (pp. VII-XIV). Boringhieri, Torino.

Musatti, C. (1977). Prefazione. In Salomé, L. A. Anal und Sexual e altri scritti psicoanalitici. Trad. it. di Margherita Novelletto (pp. VII-XX). Guaraldi, Rimini–Firenze.

Salomé L. A. (1914). Il tipo femmina. A cura di Tiziana Villani. Mimesis, Milano, 1992.

Salomé L. A., (1958). I miei anni con Freud. A cura di Ernst Pfeiffer. Trad. it. di Maria Teresa Mandalari. New Compton, Roma, 1977.

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